C’è una lettera che mi assomiglia più di tutte.
Una lettera che apre il mio nome, la mia passione, il mio sguardo sulle cose: la lettera G.
G come Giovanna, G come grafologia, G come gesto.
È in questa lettera che sento vibrare la sintesi perfetta tra chi sono e ciò che osservo. Una lettera che abbraccia, che si avvolge e si snoda, che scende, risale, si trattiene o si lascia andare. È una lettera viva, cangiante, intima. È lo specchio del desiderio e delle sue infinite sfumature.
La G come simbolo
Dal punto di vista grafologico, la G è una delle lettere più affascinanti: unisce le tre zone dello spazio grafico.
- Zona superiore: il tratto iniziale può elevarsi verso l’alto, indicare l’ideale, la spiritualità, l’ambizione, o restare contenuto, segnando una razionalità controllata.
- Zona media: è la parte dell’io sociale, della comunicazione. Qui la G può essere ampia e inclusiva, oppure stretta e selettiva.
- Zona inferiore: il grande protagonista. Il gambo della G affonda nel profondo, nel mondo dell’istinto, dell’inconscio, dell’energia vitale. È qui che si rivelano desideri, tensioni, passioni. Il modo in cui questo tratto scende, si curva, torna su o si spezza è una finestra sull’anima.
Le varianti della G e i modi del desiderio
La G non è mai uguale a se stessa. Ecco alcune delle sue metamorfosi più significative:
- Lunga e morbida. Una discesa fluida e rotonda: chi la scrive è in contatto con la propria sensualità e accoglienza. C’è fiducia nel corpo e nel sentire. E’ il desiderio di abbandono.
- Corta e trattenuta. Un gesto rapido, che resta nella zona media. Chi scrive così spesso ha desideri tenuti sotto controllo, magari inconsciamente. E’ un desiderio timoroso.
- Angolosa e spezzata. Il tratto si piega in modo spigoloso. Qui entra in gioco la tensione interiore, la lotta tra volontà e impulso. E’ espresso un desiderio conflittuale.
- Ornata e fantasiosa. Quando la gamba della G si decora, si arriccia, si allarga c’è creatività, immaginazione erotica, seduzione. Desiderio inteso come gioco.
Ogni tratto racconta un modo di sentire. Ogni curva è una confidenza che la mano lascia sulla carta. La mia G è l’inizio, un’apertura. E ogni volta che la scrivo, inconsapevolmente, scrivo anche il mio modo di stare al mondo. A volte è larga, fiera, scende in modo pieno. Altre volte è più stretta, raccolta, quasi chiusa. Ma è sempre viva la mia G ed è il mio modo di dire: ” Ci sono, sento, desidero, esisto”.
G come gelosia, grazia, gusto, grinta, guarigione, grembo
La G è fertile. Dentro di sé raccoglie tante parole che parlano di me e ad ognuno di voi.
- G come gelosia: quel filo sottile tra possesso e paura di perdere.
- G come grazia: la delicatezza del gesto, l’eleganza dell’essere.
- G come gusto: per il bello, per il dettaglio, per ciò che vibra dentro.
- G come grinta: la forza che ci fa rialzare.
- G come guarigione: il percorso di ritorno a sé.
- G come grembo: il luogo della creazione, della gestazione, del nutrimento.
G come Gesto Fotografico
Nel mio sguardo c’è sempre quella G di un Gesto che con un clic sceglie cosa catturare.
Una G visiva che racconta emozioni, raccoglie attimi, accarezza l’invisibile.
E lì, nel punto in cui mano e sguardo si incontrano, c’è la mia G d’Anima.






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